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FOTO | La storia di via XXIV maggio ha la voce di Giovanni Di Liddo
Ogni strada ha la sua storia speciale. Andrebbero raccontate tutte, in giornate segnate in rosso sul calendario, per insegnare alla città a rispettare l’identità dei luoghi.
La storia di via XXIV maggio, da quando i De Villagomez realizzarono l’odierna Villa Giulia all’edificazione dell’ultimo palazzo che ne ha dato la moderna conformazione di via del commercio, forse non la conosceva, per intero nessuno.
A raccontarla, in occasione del primo giorno de “La via del Natale” – l’8 dicembre – è stata la guida e accompagnatore turistico Giovanni Di Liddo, che ha dedicato il giorno dell’Immacolata ad una visita guidata studiata per l’occasione.
L’iniziativa, fortemente voluta dai commercianti di corso XXIV maggio, s’inserisce in un programma (che proseguirà domenica 11 e domenica 18 dicembre) di eventi musicali, sportivi, gastronomici e culturali, ideati per attirare il passeggio lungo le vie dello shopping.
Al centro della visita guidata, tutte le vicissitudini familiari, urbanistiche, architettoniche, che hanno reso eterogenea ma ben caratterizzata, la parallela di via Piave e via Aldo Moro, un tempo strada di ville dai lunghi viali alberati.
A dare identità a via XXIV, dalle sue prime battute, è senz’altro stato l’Edificio Scolastico, ad oggi il più antico complesso di architettura scolastica attivo nel suo ruolo educativo. Realizzato in epoca fascista (primi anni ’30), dominava un isolato in gran parte sterrato, ma non privo di vita.
Nei pressi della scuola, utilizzata come ricovero ospedaliero negli anni della Seconda Guerra Mondiale, sorgevano la prima centrale ortofrutticola, frantoi, opifici, le imprese edili principali, come quella dei Lerario e dei Mastrapasqua (via Montegrappa), oggi esempi di Liberty “fuori tempo massimo” di gran gusto.
A fare da quadrato a Villa Fiore, tra gli anni ’20 e ’30 era una corte di palazzi di “gente bene”: non nobili – spiega Di Liddo, ma maestri, commercianti, borghesi. Ai piani bassi dei palazzi, che il piano urbanistico dell’epoca prevedeva tutti della stessa altezza e con i piani allineati “per non distrarre l’occhio del passante”, vivevano gli strati sociali più alti. A scalare, verso l’alto, i professionisti, gli insegnanti, la gente comune. Fino al 1930, le condizioni igieniche della città erano ottimali e la pulizia delle linee geometriche rendeva leggibili tutti i disegni urbanistici dell’epoca.
Vennero poi gli anni ’50 e l’epoca delle grandi demolizioni. Con il primo edificio che rispondeva ai canoni dell’edilizia moderna (quello posto ad angolo con via Montegrappa), via XXIV maggio iniziò a perdere di identità. Nell’arco di 20 anni sarebbe diventata ciò che è oggi, per non cambiare più: un breve fiato, sempre all’ombra, tra schiere di palazzi a molti piani, intervallati dai ricordi d’anteguerra.
L’unica auspicabile evoluzione possibile, è la pedonalizzazione, che i commercianti chiedono da anni. L’amministrazione comunale, dopo aver chiuso al traffico il centro storico e via Aldo Moro, ci sta pensando.
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Chi è Serena Ferrara
Giornalista pubblicista dal 2005, pianista nella sua prima vita, dirige "La Diretta nuova" (oggi mensile cartaceo "Bisceglie in Diretta") dal 2008 e www.bisceglieindiretta.it dalla sua nascita. Impegnata nel volontariato, cameraman, si occupa anche di comunicazione istituzionale e di grafica