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Se non corresse il rischio di apparire come un elogio alla violenza per risolvere situazioni conflittuali, non riporterei la conclusione di un racconto ascoltato da un uomo, biscegliese, vecchio amico.
Però il rischio lo corro lo stesso e lo faccio innanzi tutto perchè uomini come questo mio vecchio amico (di cui non rivelerò il nome nemmeno sotto tortura), hanno un codice morale tutto da decifrare, rimettono in discussione con le loro esperienze ogni classificazione di giusto e sbagliato.
Esperienze forti, fino alle estreme conseguenze come il carcere, ma altissimo senso della lealtà e dell’onore, valori che hanno sempre bisogno di essere costantemente verificati sulla realtà, con quel tribunale interiore che valuta attenuanti, circostanze, precedenti, comparazioni. Sarà forse questa roba qui, “la legge morale dentro di me” di cui parlava Kant. Se qualcuno vuole dare un contributo più qualificato del mio alla questione, lo faccia. Questo blog appartiene a tutti, come appunto è di tutti “o maere a Vescegghie”, e io, diplomato analista contabile, non posso approfondire certi temi se non raccontando dei fatti.
Eravamo alla Pizzeria La Madonna io, questo mio vecchio amico, ed altri amici. Naturalmente non possono passare in secondo piano i pezzi di focaccia farcita e le Peroni ghiacciate, elementi altamente sospettati di dare maggiore spessore a certe storie. Il mio vecchio amico raccontò di quando subì un torto da un tizio e non vide altro modo di riparare quel torto se non con il gesto che raccontò così: «Ngiu ‘nzacchibb n bfttan e u faccib sceie de facc ‘nderr!».
Ma la storia non finì lì. Fu la frase che disse in seguito ad impressionarmi. Dopo “u bfttan” aggiunse al malcapitato: «E mo vo dall Carabneir e vamm a denungiò».
Era la consapevolezza di aver agito in modo sbagliato a chiedere di far espiare quell’errore? Non lo so. A me appariva più convincente la tesi che il mio vecchio amico sapesse per esperienza che il senso di giustizia che maturiamo dentro di noi, si ritrova a volte lontano, se non addirittura in contrasto, con quello garantito dalle istituzioni. Lui avrà forse voluto riequlibarare questa distanza, un tentativo di conciliazione tra sentimenti e realtà.
«Cazzo che uomo», ho pensato tracannando la terza Peroni, a quel punto anch’essa finita nella sublime condizione di essere al di sopra del bene e del male.
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Chi è Mario Lamanuzzi
Da oltre 25 anni si occupa di giornalismo locale. Cofondatore de "La Diretta", nel 1999 ha fondato “Bisceglie quindici giorni”, dirigendolo fino al 2003. Ha diretto, in passato, anche i portali Bisceglielive e Molfettalive.