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BLOG| Il consumo di suolo a Bisceglie e la mancata legge della domanda e dell’offerta
La mappa che è stata pubblicata in questa pagina (LINK) riporta i dati del consumo di suolo per ciascuno degli oltre 8.000 comuni italiani, dati però risalenti al 2012 ma grosso modo ancora attuali. Con il mouse si punta all’altezza della posizione di una città rispetto allo stivale italiano e viene fuori il dato che interessa.
Su Bisceglie è quello che si vede: oltre il 15% è occupato da elementi artificiali, gran parte da cemento. Una percentuale di gran lunga superiore alla media italiana che si aggira intorno al 7%, ma del tutto simile invece a quella di tante altre città vicine.
Basterebbe questo per capire che non è più possibile considerare l’edilizia come un settore trainante dell’economia. Si è costruito tanto, c’è poca terra disponibile e il fabbisogno di abitazioni non è tale da ricorrere a nuove costruzioni.
Ma tecnici e progettisti con i piani urbanistici evidentemente giocano con i numeri. Lo hanno spiegato anche gli attivisti biscegliesi del Movimento 5 Stelle. Attualmente abbiamo esaurito un piano regolatore che negli anni ’70 fece una previsione che anche allora sarebbe dovuta apparire sballata, e cioè costruire case per circa 75.000 abitanti, quando oggi gli abitanti a Bisceglie sono poco più di 55.000.
Dunque per il nuovo Pug (Piano Urbanistico Generale) la questione edilizia non si dovrebbe porre. Infatti, la città è piena di abitazioni vuote, invendute, sfitte e su queste sarebbe ora di fare un serio censimento magari incrociando i dati delle imposte vigenti sugli immobili. Questo almeno dice il buon senso di chi non è un tecnico ma riesce almeno a fare due conti. I tecnici del nuovo Pug per lasciare spazio alla costruzione di nuove abitazioni in futuro, hanno considerato il 33% delle volumetrie esistenti non abitabile perché aventi altre destinazioni. Ecco così che ci si può aspettare una fisiologica crescita della popolazione di 5-6.000 abitanti e prevedere, sempre da parte dei tecnici del Pug, la necessità di costruire nuove case.
Se quello dell’edilizia fosse un mercato “normale” dove fosse in vigore la legge della domanda e dell’offerta, non ci sarebbe stato motivo di preoccuparsi. Avremmo constatato che una categoria dell’economia cittadina andava verso la sovrapproduzione della propria merce e il conseguente invenduto. Ma l’edilizia non crea merce, immobilizza i capitali. Nessun costruttore si “appenderà in gola” un appartamento invenduto. Può restare vuoto per anni ma questo avrà modo di rivalutarsi e al momento della vendita, di realizzare un forte guadagno non solo per il legittimo ricarico su manodopera e materie prime, ma per un andamento finanziario mai favorevole all’acquirente.
Tutto questo a scapito del territorio, appunto. Consumato e ristretto per la vivibilità dei suoi abitanti.

Chi è Mario Lamanuzzi
Da oltre 25 anni si occupa di giornalismo locale. Cofondatore de "La Diretta", nel 1999 ha fondato “Bisceglie quindici giorni”, dirigendolo fino al 2003. Ha diretto, in passato, anche i portali Bisceglielive e Molfettalive.